Maspes-Vigorelli
Posted on 11. Lis, 2008 by admin in Z TISKU
Pedalare sulla Pista Magica
“Se non hai classe, al Vigorelli pedali nel vuoto: se non conosci l’arte dell’allenamento ti imballi. Per corrervi al meglio devi fare potenza sulla strada o a mezzo della ginnastica oppure della pesistica. Poi torni al Vigorelli e ti ritrovi leggero ed asciutto”. Sono parole di Primo Bergomi, primatista mondiale e campione d’Italia della velocità. Correre sull’ellisse magica di via Arona richiede abilità, allenamento, esperienza, ma al mondo non c’è nulla in grado di eguagliarla per velocitˆ e scorrevolezza. Già nell’anno inaugurale, il 1935, il Velodromo vede il record dell’ora di Giuseppe Olmo, che il 31 ottobre percorse 45,090 km. Da allora saranno più centocinquanta le migliori prestazioni mondiali ottenute da corridori singoli o quartetti di diverse categorie e nazionalità sulle varie distanze.
I recordman dell’ora
Nel 1942 il Vigorelli serve da centro di smistamento per l’esercito e il campionissimo Fausto Coppi ci si allena quando la pista è libera per tentare il record dell’ora con cui spera (invano) di evitare di partire per il fronte. E quel record (45,871 km), stabilito il 7 novembre nel Velodromo danneggiato dai bombardamenti del giorno prima da un Coppi poco allenato, in maglia di lana e casco di cuoio e feltro su una bicicletta da americanista con i cerchi piuttosto sbilenchi e i tubolari di larga sezione, verrà ricordato per anni come una vera e propria prodezza.
Coppi è detronizzato da Anquetil nel 1956 (46,159 km) su una bicicletta costruita in fretta e furia da Masi nel suo atelier dopo che quella del campione francese si è rivelata inadatta a domare le curve secche della pista milanese. Sceglieranno il Vigorelli per il loro record sull’ora anche Baldini (1956), Riviére (1957 e 1958) e Moser (1986) tra gli uomini e di Vissac (1957), Robinson (1958) e Jacobs (1958) tra le donne. Oltre all’ora e ai numerosi primati su distanze inferiori (200, 500m, 1, 5, 20 km) il Vigorelli è anche sede di alcuni record mondiali dei 100 km: Ambrosini (1954) e Profeta (1954 e 1955) tra gli uomini e Cressari (1974), Galli (1985 e 1987) e Spadaccini (1987) tra le donne.
L’arte della pista
I record offrono uno spettacolo affascinante, una esplorazione totale dei limiti psicologici e atletici del corridore, l’esasperazione della morale dell’uomo solo su cui il ciclismo si fonda, ma la vita del Velodromo è ben più ricca. Il Vigorelli è infatti il teatro per la forma più nobile e elegante del ciclismo, la pista. Un ellisse perfetto calato tra alte, vocianti tribune, lo scintillio dei riflettori, il rumore sordo dei tubolari sulle tessere di legno, il carosello vorticoso dei pistard fasciati da sfavillanti maglie di seta, il suono della campana che annuncia l’ultimo giro, un pubblico dal palato raffinato in grado di intuire e apprezzare l’impasto di forza atletica, senso tattico e astuzia che costruisce il risultato, un mondo un pò clownesco e al contempo bohèmien, fatto di spettacolo, emozioni e mondanità, oltre che dal talento dei campioni.
E’ un ciclismo speciale, in cui la bicicletta diventa attrezzo ginnico, la velocità sublima nel surplace per poi esplodere nella sua forma più pura, quasi astratta, nel brevissimo spazio degli undici-dodici secondi che servono a coprire gli ultimi duecento metri. Gli atleti devono possedere acume tattico, intelligenza, riflessi pronti e coraggio. A seconda della tattica scelta dal corridore, la gara assume, pur nei tempi brevissimi, caratteristiche sempre diverse. La sorpresa è quasi sempre l’arma vincente per cui la regola d’oro è una: “parti più tardi possibile, ma sempre un attimo prima del tuo avversario”.
Antonio Maspes
Il milanese Antonio Maspes, con i suoi sette titoli mondiali della velocità, è primattore e simbolo di questo mondo. Entra al Vigorelli per la prima volta a quattordici anni, da appassionato di motociclette attirato dal rombo di motori che proviene dal Velodromo, dove si corre una gara di stayer, in cui i ciclisti raggiungono velocità impressionanti correndo incollati al rullo di mastodontiche motociclette guidate da scaltri allenatori. Ne resta incantato. Nel 1947 trucca il certificato di nascita per vincere un campionato minore, nello stesso anno conquista il titolo italiano allievi, nel 1951 è escluso per ragioni di squadra dai campionati mondiali che si tengono al Vigorelli, nel 1952 è secondo alle Olimpiadi di Helsinki nella velocità tandem (accoppiato a Cesare Pinarello).
Nel 1955, a 23 anni, conquista sulla “sua” pista il primo titolo mondiale della velocità, battendo lo svizzero Plattner e dando l’avvio a una luminosa carriera. Si ripeterà l’anno dopo e poi dal ’59 al ’62 (ancora al Vigorelli) e nel 1964. E’ undici volte campione italiano, conquista un primato mondiale sui 200m e cinque vittorie consecutive al Gp di Parigi. E’ esplosivo nello scatto, formidabile nella rimonta, geniale nella tattica e abilissimo nel surplace, la raffinata e ormai dimenticata arte di stare in bilico sui pedali a bicicletta ferma, per costringere l’altro a passare in testa a condurre la volata. Insieme a Maspes in quegli anni gli altri pistard italiani, Beghetto, Bianchetto, Gasparella, Ogna, Pettenella, Sacchi, Gaiardoni, Lombardi, mietono allori al Vigorelli e in tutti i velodromi del mondo sotto la guida di Guido Costa, maestro della pista italiana.
Inseguitori, stayer, americanisti
Accanto agli sprinter a popolare il Vigorelli con le loro sfide ci sono gli inseguitori, gli stayer, gli americanisti. L’inseguimento, specialità varata nel dopoguerra, ha fruttato 11 titoli al professionismo italiano tra il 1947 e il 1968. Vi si cimentano oltre ai pistard anche alcuni stradisti. I nostri maggiori specialisti, tutti almeno una volta campioni del mondo, sono stati Fausto Coppi, Antonio Bevilacqua, Guido Messina, Leandro Faggin e Francesco Moser. Delle 95 gare di inseguimento disputate tra il 1939 e il 1955 da Fausto Coppi, 32 si tengono al Vigorelli e in 29 di queste egli risulta vittorioso. Tra gli stayer ci sono Lohmann, Severgnini, Lacquehay, Elia Frosio, Franco Giorgetti. Tra gli americanisti Slaats, Pellenaers, Guerra, Nando Terruzzi, Severino Rigoni. Molti di questi sono anche ottimi seigiornisti, e conducono una vita zingaresca correndo sui velodromi al coperto di tutto il mondo. Tutti sono attori di un mondo ricco di fascino e di entusiasmi, passioni, gioie e delusioni di cui il Velodromo Vigorelli ha costituito per anni il maggiore palcoscenico mondiale ed è tutt’oggi memoria e simbolo intramontabile.
http://www.vigorelli.org